
a pochi chilometri da Matera, la cui storia millenaria, ha richiamato sociologi, artisti, uomini legati all'incanto delle Murge, luogo che e' rimasto vitale, anche nei momenti di forte isolamento.Stupisce come l'uomo, abbia trovato, in queste pietre, un forte senso di poetica armonia e sicurezza, quasi che la complicita' scenica garantisse serenita'. I processi formativi di Michele Zuccaro ebbero presto valore letterario quando nel 1961, a tredici anni, conosce Pier Paolo Pasolini e lavora sul set del film -Il Vangelo secondo Matteo".Le Murge di Matera, le localita' collinari, come quella di Timmari, metafisicamente s'incalzano, per l'artista, a segmenti significanti nel narrato mistico del suo cammino, anche per quella affinita' esistenziale della giornata del mondo contadino.Zuccaro, intriso dell'austerita' lucana, raccoglie detti valori per esprimere un narrato limpido, al limite della riservatezza.Michele Zuccaro memorizza i suoi passi negli spazi lievitati con il -Vangelo secondo Matteo" ed anche con l'incontro con il poeta Alfonso Gatto, personaggio liberamente trasparente, persino nell'inquieto disordine di un suo quotidiano, per la trasgressione sentita come stazione per la leggerezza dell'anima.Michele sceglie nel 1965 di frequentare l'Istituto Statale d'Arte di Salerno, sezione -Arte della ceramica", dove l'immaginario del passato si riflette epicamente nel divenire, da Max Melamerson, Riccardo Dolker, Irene Kovaliska, Salvatore Procida e con la -Faenzerella" di Andrea D'Arienzo frequentata anche da Guido Gambone, Enrico Tot, Guido Infante e tanti altri.Le esperienze delle avanguardie trasudate da filtri diversi, fanno di Vietri sul Mare e di Salerno centri di attrazione sperimentale, anche con la scuola di Renato Rossi (amico di Picasso) e in maniera meglio visibile, con la struttura archittettonica di Paolo Soleri, per la fabbrica della ceramica di Solimene.A Salerno, Zuccaro consolida rapporti culturali con il conterraneo Rocco Molinari, scultore. Nel 1969, allievo dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, amplifica, con i professori Catelli e Castelli, un processo mentale di fiducia nelle -tecniche umane": si tratta di riflessioni sul potenziamento delle doti mnemoniche nel seguire un gesto che, tradotto in segni, trasmette messaggi.La curiosita' spinge l'artista verso i centri piu' attivi del nord, del centro e del sud: ma, sempre piu' desideroso di cognizioni, frequenta, con -avventure diversificate", citta' estere come Amiens, Amsterdam, Arnheem (Olanda), Berlino, Ichikawa, Chiba (Giappone), Losanna, Knokke (Belgio), Londra, Nizza, Parigi, San Diego.Ora vive a Matera.Una strana ironia, velata dal pudore lucano, ha radici anche nel rapporto avuto con Cesare Zavattini nel 1977 a Tiene, nel corso di una presentazione di una mostra di Zuccaro al Centro culturale -il Castelletto".Consensi e critiche di tanti esperti. Ne citiamo per brevita' solo alcuni, come Massimo Bignardi, Toni Bonavita, Achille Bonito Oliva, Renato Lamperini, Filiberto Menna, Giorgio Seveso e lucani come Giuseppe Appella, Rino Cardone, Marina Monaco, Franco Palumbo, Piero Ragone, Franco Simonetti.L'artista in una situazione tutta privata, esprime certezze contemplative, ammorbidendo forme e volumi per evidenziare, segretamente, la bellezza femminile, estraniando la fisicita' del proibito, evidenziando la misura del quotidiano ottimistico per illuminare un vissuto sofferto nella esperienza del silenzio.
Giuseppe Antonello Leone